Sono trascorsi solo tre decenni dall’introduzione di Internet nella nostra vita quotidiana ma l’ampiezza e la velocità degli sviluppi che ne sono seguiti sono stati così enormi che a volte finiamo per darli per scontati. In particolare, nel caso di Internet è difficile ricordarlo come un’invenzione; sebbene straordinariamente riuscita e implementata su scala globale, può essere intesa ancora in evoluzione e capace di ulteriori cambiamenti e sviluppi. Cosi come i Linked Open Data o LOD, identificati da Tim Berners-Lee (creatore di Internet nel 1989 e inventore di questo termine nel 2006) come la grande innovazione dall’introduzione di Internet nel settore culturale. Anche se in qualche modo ancora lontano, quello che viene definito il sogno dei Linked Open Data ha già iniziato a realizzarsi nelle comunità scientifiche, nei settori economici e governativi, nel settore culturale esiste una sezione specifica dello sviluppo di LOD, conosciuta come LODLAM, o Linked Open Data per biblioteche, musei e archivi.

Diventa difficile spiegare il processo di funzionamento dei LOD riassumendolo in modo sintetico in questo articolo. Tuttavia, possiamo suggerire una delle differenze più significative tra Internet e i LOD: nel primo le informazioni sono messe online in forma di documento, mentre nel secondo si tratta di dati grezzi da poter analizzare. Proprio come Internet, i LOD non è solo una tecnologia che ci viene messa a disposizione, ma un’opportunità per contribuire attivamente al miglioramento della nostra vita. I LOD rispetto a Internet che conosciamo molto bene, sono un insieme di regole e pratiche capaci di migliorare ancor di più la condivisione di informazioni online. Tecnicamente i LOD fanno parte del web semantico che per connettersi con successo (e quindi essere elaborati insieme) devono avere una struttura triplicata, proprio come una semplice frase. Ci sono vari requisiti tra cui il possesso di un indirizzo HTTP, capace di creare una rete di informazioni a cui è possibile accedere liberamente e analizzare nel suo insieme. Ma anziché dover estrarre informazioni da singoli documenti, dai singoli siti Web o archivi delle singole istituzioni difficili da utilizzare a causa della mancanza di interoperabilità, i LOD permettono di addentrarsi in modo efficiente in un mondo di informazioni (teoricamente) completamente e ampiamente interconnessi e aperti a tutti.

Il potenziale dei LOD, consiste quindi nel fornire la possibilità di interagire online non solo con un singolo database ma con un database globale onnicomprensivo, che Miriam Posner dell’UCLA descrive come un “grafico gigante grafico in cloud a cui chiunque può accedere”. Un database online strutturato in questo modo consentirà a persone, istituzioni e organizzazioni di porre domande più complicate e visualizzare facilmente risposte più elaborate: concetti, oggetti, persone, luoghi, prodotti, materiali, pianeti, solo per citare alcuni esempi, come mai prima d’ora. Sia i meno tecnologici, che gli studenti o gli esperti sarebbero cosi in grado di porre domande stratificate e complesse basate su un set di dati ampio, complesso e profondamente interconnesso, ottenendo risposte dello stesso livello.

Il progetto DCD investiga  proprio questa tecnologia e valorizza il suo potenziale nel facilitare i giovani nativi digitali a formarsi proprio in questo settore, cosi da poter essere in grado di utilizzare bene in futuro i LOD. Il modello di accesso aperto dei dati ha un grande potenziale per i giovani che scelgono di conoscere in dettaglio tutti gli strumenti per partecipare attivamente al loro utilizzo.

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